La cucina arancione di Lorenzo Spurio
TraccePerLaMeta Edizioni,2013Link diretto alla vendita
Recensione di Giovanna Albi
Entrare nella cucina arancione di
Lorenzo Spurio significa tentare un viaggio ardimentoso e forte dentro gli
abissi dei tanti IO che popolano la nostra vita interiore. Un viaggio coraggioso
che mette a fuoco e fa vivere plasticamente personaggi con sdoppiamenti,
nevrosi, sindromi maniacali, ossessioni, fobie, perversioni sessuali. Sembra di
entrare in un mondo parallelo, ma a ben guardare stiamo rovistando dentro di noi, perché il confine tra “sanità”
e “follia” è davvero sottile e tutti, tutti indistintamente, possiamo cadere
preda di qualche oscura patologia. Sicché, benché tutto sia il prodotto di una
mente creativa e, oserei dire, geniale, come quella di Lorenzo, di disagio si
tratta, di un disagio vero, che tutti abbiamo incontrato o potremmo incontrare;
massimamente esposti sono i giovani oggi, alla deriva, senza certezze forti,
senza ideali incrollabili, senza identità definite, esposti al mercato della
bancarella delle emozioni o al nichilistico deserto emotivo.
Il disagio, quindi, è reale e io stessa
mi sono riconosciuta in tante possibili disturbi, ossessioni, manie e non ho il
pudore di negare che l’elemento erotico che si scatena in alcuni racconti ci
riguarda tutti da vicino. Leggendo il
testo con l’attenzione che merita, mi sono dovuta trovare d’accordo con il
Maestro S. Freud per cui l’uomo è e resta istinto, pulsione di vita o di morte,
forza inconscia a noi apparentemente estranea per la quale si può dire che l’
“Io non è padrone nemmeno a casa sua, ma è in gran parte ES, cioè inconscio”.
In uno stile prepotentemente moderno e
anti-accademico Lorenzo Spurio fa vivere drammaticamente i suoi personaggi che
prendono forma e sostanza davanti i nostri occhi e a noi si rendono riconoscibili,
perché di noi parte, e il narratore dà
loro robustezza come un profondo conoscitore e indagatore della psiche umana.
Tutto quello che si agita nel libro, fino a condurre a passi da vertigine del
pensiero, a sogni d’incanto e terrore,
magia e surreale, per quanto fantasioso, mi è parso assolutamente verosimile e
non sto qui a chiedermi quanto di Lorenzo ci sia nell’opera perché prima dovrei
chiedermi quanto c’è di me.
I personaggi svevianamente e
pirandellianamente si trovano improvvisamente coinvolti in situazioni
paradossali, oniriche, ossessive, ma anche magiche, incantate, e il tutto
prende una forma di alto pathos narrativo. Il titolo, che deriva da quello di
un racconto, in cui il protagonista è convinto di avere davanti non una donna,
ma la morte in persona, si concentra ossessivamente sulla bellezza del “culo” e
scagli la prima pietra quel maschio che non è caduto più di una volta in
un’ossessione siffatta, per cui il testo si muove con disinvoltura tra fantasia
e realtà, “normalità e “disturbi di personalità”. Un tempo si parlava di
“nevrosi” oggi di “ciclotimia” o “ bipolarismo”, ma il concetto non cambia: la
psiche dell’uomo moderno è quanto mai sofferente, come si desume ampiamente dal
secondo racconto in cui la vita del protagonista e della sua famiglia cambiano
per via di una inquietante presenza onirica. Anche qui mi chiedo e vi chiedo chi non è stato perseguitato almeno
una volta nella vita da un fantasma della mente che magari ha cercato di
sconfiggere con l’analisi, con gli psicofarmaci, con la psicoterapia
comportamentale, con tutto quello che si vuole, senza riuscirci? Si pensa che
ammazzando la persona inquietante muoia il fantasma, ma così non è, esso
resiste al di là del tempo, nello spazio dell’onirico.
Il confine tra “normalità” e “patologia”
è notoriamente una convenzione sociale, per questo abbiamo bisogno del genio di
Lorenzo Spurio che penetra negli abissi dell’Essere, lo smonta, lo destruttura,
fuori di ogni logica regola comportamentale, ma dando libero sfogo al suo mirabile
estro artistico; mentre la lotta tra ragione ed istinto continua senza lena per
tutto il libro, il lettore non stacca l’attenzione da quei 25 racconti ben
strutturati, in una miscela felice di storie tutte diverse sospese tra reale e
immaginario. Venticinque racconti che avranno molti più lettori dei manzoniani
venticinque.
Giovanna Albi
-scrittrice-
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