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"Il tempo ritrovato è di gran lunga più piacevole di quello perso" (Cit. di Giovanna Albi)

giovedì 22 agosto 2013

Recensione a Maschera di Vincenzo Monfregola egoEdizioni 2013


Si respira una pulsione di vita, una ricerca mai paga di una libertà “libera” leggendo i versi e le riflessioni del Poeta Vincenzo Monfregola, che rincorre la sua autenticità togliendosi la maschera che mai vorrebbe indossare e che di fatto non gli appartiene, perché Vincenzo è, semplicemente è un uomo, un “uomo qualunque”, come ama definirsi, un uomo coraggioso che lascia essere l’Essere.
Pirandellianamente sa che la maschera è una convenzione sociale che comprime l’Essere che agogna invece la libertà di librarsi in volo come il “gabbiano  Jonathan”; solo lasciando in pace l’Essere esso si ritrova nella sua irrepetibile unicità e nella sua poliedricità essenziale agli occhi di chi si guarda col cuore.
Il Poeta sa guardare oltre le apparenze del Reale, cercare la verità ultima delle cose, non sta azzavorrato , legato al passato, vive intensamente ogni attimo della vita che diventa subito altro, ma  lo fa con seria intenzione di Essere se stesso, di emozionarsi ancora, di non perdere il contatto con il SE profondo, di lasciarsi riconoscere nel silenzio di una notte stellata, nel pianto di un bimbo, nello sguardo dell’amore.
“Amare” che significa “Amare”? Si chiede il Poeta, amare una persona non è per sempre, amare la vita lo è: fuori dagli schemi, dalle definizioni, delle convenzioni, delle maschere; eroico il nostro Poeta che non è mai pago di cercarsi e cercarsi ancora a contatto con l’infinito della Natura dove ritrova nel silenzio la sua Anima.
E così “si regala la vita”, il dono più prezioso; c’è della religiosità nei versi di Vincenzo: la religione della vita, che va salvaguardata nella sua nobile semplicità. Nei suoi versi c’è tutta la” semplicità e la qualità della sintesi”, come direbbe il filosofo Aristotile. Versi essenziali , alieni da qualsiasi compiacimento narcisistico,dalla ricerca di consensi, il Poeta sa che la verità sta nell’essenziale; e questo essenziale che ci emoziona, quando, scardinate le difese dell’Io mascherato, l’uomo si ritrova nel suo silenzio e comprende ( nel senso latino dell’abbracciare) tutto se stesso. E quando la Poesia si fa troppo alta per essere tradotta in parola, lasciamo parlare il Poeta ”Guardo un mondo,/ quello dei gabbiani,/ e di “libero/ volo con le stesse ali.
Uno stile magnetico quello di Vincenzo Monfregola che cattura l’anima e la conduce lungo i sentieri dell’Essere ; non tutti possono capire i suoi essenziali versi, forti nella loro toccante essenzialità; per amare questa poesia bisogna piegarsi sul mondo come “il fanciullino”pascoliano che sa cogliere la sinfonia e l’armonia dell’intera esistenza umana.
 A Vincenzo sta a cuore l’Umanità e lui, come un poeta – Vate, la guida verso il der dasein di una ricerca vera , lontana dai clamori e gli applausi della stolta folla, ma in un silenzio tutto epicureo che è anche esaltazione dell’Amicizia. Amicizia ed Amore, sentimenti cari al Poeta, gli unici per cui vale la pena di vivere in totale accettazione di sé, in comunione con l’altro con cui rispecchiarsi per la frazione di un secondo o per un’intera esistenza; il che è relativo, perché la Poesia vera è fuori dello spazio-tempo della convenzione.
Versi davvero commoventi ( nel senso latino di smuovere gli animi) quelli di Vincenzo Monfregola, versi che ti prendono le corde più profonde e ti fanno davvero venir voglia di sognare il sogno di una vita libera, quella che è la vita di Vincenzo: Respirare/ a polmoni aperti/il senso delle cose;/spalancare/le porte dell’essenziale alla vita”.
Una vita vera che si trova solo nella semplicità, che è poi, a ben guardare spontaneità, rottura con la convenzione: “Non ho mai nascosto/il mio amore per la semplicità/a nessuno,/perché credo sia/ proprio essa/l’unico principio autentico/ che porti / all’essenza di una vita”.
Poeta e Filosofo garbatissimo il nostro Vincenzo, unico , direi, nel suo fluire limpido e chiaro come l’acqua pura che sgorga dalla sorgente della vita, che è tutto e niente, ma semplicemente è, anzi sta.
Vincenzo sta , sta a guardare quello che c’è con gli occhi di un bambino che ancora sa sognare una vita possibile. O quanta positività promana dai suoi versi, tutti poetici semplicemente perché autentici!
L’ho sentito tanto vicino Vincenzo, in questa sua nobile accettazione della Vita, in questo religioso  pascaliano silenzio; ho risentita me stessa mentre leggevo giovane Pascal augurandomi una vita autentica che lasci essere l’Essere. Operazione che a me resta difficile, che a Vincenzo viene spontanea perché lui autenticamente sta.


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